Approfondimenti | Valle Stura

PARCO NATURALE DELLE ALPI MARITTIME

Il Parco naturale delle Alpi Marittime è tra le più estese aree protette d’Italia. Numerose cime oltre i 3.000 metri, laghi, praterie, piccoli ghiacciai, l’abbondanza di fauna alpina e di specie botaniche costituiscono un patrimonio ambientale unico. Gemellato dal 1987 con il Parco nazionale francese del Mercantour protegge un’area, a cavallo delle Alpi, di 100.000 ettari che, nel 1993, ha ottenuto il Diploma europeo per l’ambiente. (http://www.parks.it/parco.alpi.marittime/) Il nuovo Ente di gestione Aree protette delle Alpi Marittime, dal 1° gennaio 2016, riunisce in un’unica amministrazione i Parchi Alpi Marittime e Marguareis.

Il territorio delle Alpi Marittime abbraccia quella parte di arco alpino che va dal Colle di Tenda al Colle della Maddalena e comprende le tre valli che incidono il versante italiano delle Alpi Marittime: Vermenagna, Gesso, Stura. A voler essere proprio precisi, il versante orografico destro della Val Vermenagna fa ancora parte delle Alpi Liguri, mentre quello sinistro della Valle Stura rientra già nelle Cozie meridionali. Un’ampia zona di questo territorio (più di 28.000 ettari) fa parte del Parco naturale delle Alpi Marittime, che ha il suo cuore intorno ai due rami della Valle Gesso: la Valle Gesso della Barra e la Valle Gesso della Valletta. Il Parco tocca i comuni di Aisone, Entracque, Roaschia, Valdieri e Vernante. Si tratta di valli e di paesi che hanno fortemente risentito dello spopolamento delle aree montane che si è verificato a partire dagli anni Sessanta (in valle Stura si è raggiunto un picco di calo demografico del 75%), ma allo stesso tempo di luoghi in cui ancora oggi è proprio la presenza umana a creare il piacevole contrasto tra la natura selvaggia dell’ambiente alpino e la cura del paesaggio dei fondovalle e in quota.(http://www.parcoalpimarittime.it/le-alpi-marittime/valli-e-paesi) La Valle Stura, di cui il territorio del Comune di Aisone è inserito in area parco, è la più settentrionale ed estesa valle delle Marittime, con un fondovalle ampio e coltivabile dove l’agricoltura e l’allevamento si sono mantenuti più che altrove. Questa valle, lunga 60 km, è la routo per eccellenza, la via storica che dal Piemonte conduce in Provenza attraverso l’importante Colle della Maddalena. Altri itinerari, le draio, i sentieri della transumanza, caratterizzano questa lunga valle di dolci pascoli e gole impressionanti, dove di recente è stato recuperato l’allevamento della pecora sambucana.(http://www.parcoalpimarittime.it/gente-e-paesi/valli-e-comuni/valle-stura)

L’Italia ha candidato per il 2019 le Alpi del Mediterraneo a Patrimonio Mondiale dell’Unesco. Nello specifico si tratta di una candidatura transnazionale che l’Italia avanza anche per conto della Francia e del Principato di Monaco. Il sito “Alpi del Mediterraneo”, con una superficie totale di 268.500 ettari tra terra (60%) e mare (40%), comprende porzioni significative delle alte valli cuneesi tra Stura e Tanaro, dell’entroterra del Ponente ligure, del Mercantour e della Costa Azzurra, oltre al vasto tratto di mare tra Nizza e Ventimiglia. Tutto il territorio interessato è posto all’interno di parchi (Marittime, Marguareis, Alpi Liguri, Mercantour) o di Siti di Importanza Comunitaria. Ben settantanove i Comuni coinvolti, ventotto dei quali in territorio italiano. Al centro della candidatura c’è la storia geologica e particolare importanza rivestono il massiccio cristallino dell’Argentera e il complesso carsico del Marguareis.

 

PARCO FLUVIALE GESSO E STURA

L’idea di un parco fluviale nasce molti anni fa per la necessità di ridurre il degrado causato dalle numerose attività economiche sorte a ridosso della città, di riqualificare l’area con attività e infrastrutture rispettose dell’habitat naturale, di migliorare la qualità di vita degli abitanti e ridare una funzione sociale ai fiumi. È con il Piano Regolatore del 1986 che l’area dei bacini fluviali viene individuata come Parco della Natura e si aprono nuovi orizzonti per il futuro. Dopo una lunga stasi e nella necessità di intervenire per la messa in sicurezza dei corsi d’acqua, nel 1999, il Comune di Cuneo partecipa al progetto PRUSST, prevedendo la realizzazione di aree protette con nuovi percorsi pedonali e ciclabili, laghetti e altre strutture ad uso ricreativo e sportivo e la bonifica di aree destinate a discarica. Nel 2003, l’approvazione del Piano generale di coordinamento per la valorizzazione e difesa degli ambiti fluviali del Gesso e dello Stura segna l’inizio di una nuova era per il Parco Fluviale. Insieme all’avvio dei primi cantieri, si è voluto mettere in atto un progetto di tutela delle peculiarità naturalistiche, storico-architettoniche, culturali e agricole e delle funzioni sociali di quest’area che per la sua vicinanza al centro cittadino può contribuire significativamente al miglioramento della qualità della vita dei suoi abitanti. È il 19 febbraio 2007 che il Parco fluviale Gesso e Stura viene istituito dalla Regione Piemonte, con le legge regionale n. 3/2007, e la gestione viene affidata al Comune di Cuneo. A partire dal 2012, poi, il Parco fluviale si è ampliato ai comuni di Borgo San Dalmazzo, Castelletto Stura, Centallo, Cervasca, Montanera, Roccasparvera, Roccavione, Vignolo e Sant’Albano Stura, comprendendo complessivamente 10 comuni per una superficie di circa 4.500 ha, 60 km di fiume e una popolazione di oltre 90.000 abitanti, rappresentando sempre più una cerniera di collegamento tra area montana e pianura.

Meritano particolare cenno all’interno della fascia fluviale del fiume Stura di Demonte, oltre alla Riserva Naturale Orientata “Stura”, la zona di Isola in comune di Roccasparvera, notevole dal punto di vista paesaggistico oltre che per le caratteristiche naturalistiche. La zona di Isola è infatti compresa nei confini del SIC e ZPS “Stura di Demonte (codice 1160036)”. La conservazione delle originarie anse del fiume fa considerare il corso d’acqua nel tratto incluso nel SIC/ZPS uno dei cinque ultimi fiumi naturali dell’intero arco alpino (l’unico in Italia). Il corso d’acqua ospita specie ittiche di pregio, come la lampreda (Lampetra sp.) e la trota marmorata (Salmo trutta marmoratus). Lungo il fiume si segnalano zone a particolare valore ornitologico. Importantissime anche le sorgenti di scarpata che, oltre a rivitalizzare il fiume con acque di buona qualità, ospitano frequentemente il muschio acquatico Fontinalis antipyretica e costituiscono habitat per numerose specie di invertebrati e vertebrati, tra i quali si cita la salamandra pezzata (Salamandra salamandra).

Il corridoio fluviale del Torrente Gesso riveste notevole importanza non solo per l’ecosistema propriamente acquatico, ma anche per la zona riparia che in alcuni tratti conserva discrete caratteristiche di naturalità permettendo la sopravvivenza di specie altrove scomparse: ad esempio lungo le rive, tra Borgo S. Dalmazzo e Boves, sono state osservate colonie di gruccione (Merops apiaster), variopinto uccello che nidifica nelle scarpate sabbiose. Purtroppo l’apporto di consistenti carichi organici al corso d’acqua determina una riduzione delle popolazioni di trota marmorata (Salmo trutta marmoratus) e Cottus gobio, specie autoctone di elevato valore. In alcuni tratti invece l’apporto di acque di buona qualità determina condizioni maggiormente favorevoli per le comunità ittiche. Le risorgive di greto ospitano abbondanti coperture di piante acquatiche, fra le quali risulta molto diffuso il crescione d’acqua (Nasturtium officinale). Lungo il fiume poi le piccole pozze e i canali secondari all’interno dell’alveo (come quelli a monte del ponte di Borgo S. Giuseppe) offrono siti riproduttivi, oltre a numerosi invertebrati, ad anfibi come il rospo smeraldino

 

PECORA SAMBUCANA

La Sambucana è comparsa sulle montagne dell’occitana valle Stura, nel XVIII secolo e si è subito adattata ai pascoli d’alta quota. È una pecora di taglia medio-grande, con una groppa larga e muscolosa e arti fini, solidi, non molto lunghi. La testa è leggera, senza corna, priva di lana, il muso è leggermente montonino, le orecchie leggermente divaricate. La lana è bianco paglierina (solo rari esemplari hanno il vello nero e una piccola macchia a stella sul capo) e la coda, sottile e lanosa, arriva fino ai garretti.

La sambucana è preziosa per la lana, ma soprattutto per la carne. Gli agnelli sono macellati a un’età che va dai 45 ai 60 giorni (tra i 18 e i 25 chili di peso circa). La maggior produzione cade nel periodo natalizio, ma c’è anche, in valle, la tradizione di consumare l’agnello già a partire dalla fine di ottobre, quando le macellerie mettono in vendita l’agnellone (tardun) nato alla fine della primavera e alimentato con il latte materno e l’erba degli alpeggi.

Vent’anni fa questa razza è stata segnalata come “vulnerabile” e nel 1985, in valle, si contavano appena 80 capi. Da questo momento è iniziata la lenta rinascita. Sono nati il consorzio L’Escaroun (1988), il centro di selezione degli arieti di Pietraporzio, gestito dal Consorzio e la Cooperativa agricola “Lou Barmaset” (1991) che provvede alla commercializzazione. Infine si è ottenuto il riconoscimento del marchio “Agnello Sambucano garantito”. Gli allevamenti di pecore Sambucane sono di tipo familiare e transumante con sfruttamento dei pascoli alpini, poveri ed impervi. In questa situazione, la razza riesce ad estrinsecare appieno la sua principale caratteristica: la rusticità; le greggi, infatti, passano l’estate in montagna a quote variabili tra 1.500 e 2.000 metri – da giugno ad ottobre – e nei mesi invernali pascolano nei prati-pascoli del fondovalle; vengono costretti in ovile solo nelle ore notturne o in presenza di neve.

L’ultima domenica di ottobre, a Vinadio, la fiera dei Santi è l’occasione per esporre i migliori capi di pecora sambucana, diventata Presidio Slow Food che sta aiutando questa razza nella sua opera di promozione e di valorizzazione.

 

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